sabato 7 ottobre 2017

Quella macchina me l'aveva data il Signore!



Io provengo da una famiglia molto povera. I poveri stessi ci chiamavano poveri. Anche dopo la mia conversione e quella della mia famiglia, la nostra condizione sociale era ancora quella. Il mio pastore curava due chiese, e noi la domenica andavamo a tutte e due i culti. Il culto della sera era alle ore 18:00; ma noi alle tre del pomeriggio già stavamo sulla fermata dell'autobus, perché il bus a Napoli poteva tanto passare alle 15:05, come alle 17:00. Quindi per non arrivare in ritardo ci anticipavamo prima. Ma noi eravamo tanto felici, gioiosi e allegri nel Signore. Tanto che le persone potevano pensare che stavamo impazzendo per la nostra povertà. Mia madre incominciava a sentirsi anziana, e io pregavo il Signore per una macchina. Una domenica dopo il culto si avvicina a me una sorella tutta gioiosa, tutta contenta e mi fa: "Fratello ti devo dire una cosa, io e mio marito ci stiamo comprando una macchina nuova e ci togliamo quella vecchia. Quindi noi abbiamo pensato a te, tu ci dai solo 500 mila lire, ti fai il passaggio di proprietà, e ti paghi l'assicurazione". Una Ritmo bianca, bianco diciamo - bianca sporca. Gomme lisce, una porta che non si chiudeva bene, un finestrino che non si abbassava, insomma era piena di "optional". Io ero felicissimo, sono tornato a casa e ho detto a mia madre: "Mamma, il Signore ha provveduto, c'è una sorella che ci dà una macchina, mi ha detto che con 500 mila lire c'è la possiamo prendere, facciamo il passaggio di proprietà, paghiamo l'assicurazione e la macchina è nostra!". Mia madre disse: "Va bene, preghiamo!". Noi non avevamo nulla, nemmeno per pagare l'auto! La domenica successiva, dopo il culto, la sorella arriva da me con gli occhi piena di lacrime: "Fratello ti devo chiedere scusa!" - probabilmente aveva detto a qualcuno della sua intenzione, e questi gli avrà detto: "Ma a chi hai chiesto i soldi?". "Io ti chiedo scusa, io e mio marito non avevamo capito in che situazione versavate. Dimenticate i 500 mila lire, fatti solo il passaggio di proprietà e l'assicurazione". Felicissimo, sono ritornato a casa e gli dissi: "Mamma la sorella ha detto che non le vuole più le 500 mila lire. Mi ha detto solo di farci il passaggio di proprietà e l'assicurazione". Mia madre. "Preghiamo!". Stessa cosa la domenica successiva, un'altra volta la sorella: "Scusa fratello, abbi pazienza, noi la macchina te la vogliamo dare ma, pensandoci bene, questa è una macchina che non durerà molto, quindi il passaggio di proprietà che lo facciamo a fare? Fai una cosa: fatti solo l'assicurazione, quando si rompe ci chiami e l'andiamo a rottamare". Contentissimo, sono tornato a casa e ho detto a mia madre: "Mamma la sorella non vuole più il passaggio di proprietà, dobbiamo fare solo l'assicurazione!". Mia madre: "Continuiamo a pregare!". La domenica successiva vado in chiesa e si avvicina lei e il marito, mano nella mano: "Fratello abbiamo un problema e non sappiamo come dirtelo". - Pensavo che la macchina non me la volevano più dare! "Abbiamo un piccolo problema, ti chiediamo scusa però... il problema è l'assicurazione". - "Di che si tratta?" - chiesi io. Poiché lui lavorava nella SIP, ex Telecom, aveva un'assicurazione speciale, la Meie, e non poteva svincolarsi se non dopo un anno. Mi chiese: "Fratello Chiocca, ti dispiace se ti tieni l'assicurazione sulla macchina per un anno?" - "Ma no fratello! Nessun fastidio!". E così la domenica dopo il fratello mi diede la macchina. Piena di benzina e come un signore me ne sono tornato a casa. Quella macchina me l'aveva data il Signore! Dopo un po' il pastore aveva organizzato una campagna evangelistica sulle montagne di Caserta. Una domenica a fine culto, annuncia l'evangelizzazione, e disse: "Abbiamo bisogno di fratelli che mettono a disposizione la loro auto!". Io subito alzai la mano, e il pastore disse: "Va bene fratello... ma vediamo gli altri!" - "No!" - io replicai, "Metto davvero a disposizione la mia auto!" Il fratello che mi aveva dato la macchina quel giorno cambiò atteggiamento e mi fa: "No fratello, ma dove vieni con quel "chiodo" (parola tipica napoletana), quello è un ferro vecchio, sulle montagne di Caserta non ci arriva..." - Tutti a convincermi di lasciare l'auto nel parcheggio. Io replicai: "Quest'auto me l'ha dato il Signore e io verrò con la mia auto!" Quella mattina era di sabato 24 agosto. Nel parcheggio, chi arriva con il fuoristrada, chi con la BMW... io arrivo con la Ritmo. Cercarono un'ultima volta di convincermi a lasciare l'auto lì, senza successo. "Allora noi ci avviamo" - mi dissero. Nel parcheggio chiesi: "Chi vuol venire con me?" Nessuno rispose se non una sorella di ottant'anni. I fratelli si avviarono avanti mentre io andavo a 50 Km allora, altrimenti usciva il fumo bianco. Dopo aver percorso un bel tratto di autostrada, arrivammo all'uscita di Caianello. Mentre sto pagando al casello cosa vedo davanti a me? La macchina nuova del fratello, le luci d'emergenza che lampeggiavano, cofano del vano motore aperto, e il fratello con la testa dentro. Ho fermato la mia auto e ho chiesto spiegazioni: "Fratello che cosa è successo?" - "Ma non lo so queste macchine nuove... 15 giorni di vita..." - Gli ho detto: "Fratello sali sulla Ritmo e andiamo ad evangelizzare!"- Così salì sulla Ritmo che mi diede il Signore e arrivammo a destinazione. Al ritorno si verificò una scena buffa: il carro attrezzi avanti con l'auto del fratello, e noi dietro con la Ritmo. Gloria a Dio per quella Ritmo che il Signore mi aveva dato.
... Attraversa il Giordano e non il Mar Rosso. Forse stai sperando che si apre il Mar Rosso davanti a te! Ma tu lasci che si apra il Giordano! Troppo poco il Giordano? Questo poco che è davanti a te, ti farà entrare in Cannan, nella Terra Promessa. Accontentati di quello che il Signore ti dà e ti ha dato, perché con quel poco che ti ha dato e ti dà giungerai al Cielo. Non disprezzare le cose piccole, ma accettale e ringrazia il Signore con gioia.


Pastore Chiocca Gennaro
Ferrentino Francesco La Manna
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martedì 26 settembre 2017

Che cosa non farebbe una madre per un figlio!

In un paesino di una città del Sud-America, una madre raggiunse l'entrata della scuola dove il figlio studiava. Il ragazzo aveva dimenticato la borsa con la sua colazione. Da lontano la madre lo chiama e gli dice: "Rodrigo! Rodrigo! Il figlio va dalla madre molto irritato e gli dice: "Perché stai qui!? Che sei venuta a fare? Gli amici ridono di me, si burlano e a me mi da vergogna far sapere che sei mia madre! Vattene da qui, ti odio! Io non voglio che tu venga a cercarmi a scuola!" La madre, molto triste, gli dice: "Rodrigo tranquillo, solo volevo portarti i tuoi alimenti! Non voglio che rimani digiuno e ti ammali". Il figlio, ancora più irritato di prima, la insultò e la minacciò di andarsene. La madre se ne andò molto triste e piangendo, perché il figlio l'odiava per il suo aspetto. Al ritorno dalla scuola il figlio ritornò aggredendo verbalmente la propria madre dicendole: "Io non voglio che tu ritorni più nella mia scuola, mi vergogno di te! Tutti i miei amici e le mie amiche si burlano di me e mi dicono che sono un figlio di un mostro, di una donna che ha un occhio di vetro; di una vecchia che usa solo vestiti vecchi e rammentati, con scarpe rotte e consumate, per colpa tua sono diventato lo zimbello della scuola. Tutti mi prendono in giro per causa tua. Passarono diversi anni, e il ragazzo diventò un uomo, si laureò all'università, riuscì ad essere un grande avvocato. Era uno studente che non gli mancò mai un libro, sempre vestito per bene, con vestiti firmati. Perché il "mostro" della madre lavorò notte e giorno per farlo studiare e farlo comparire davanti a tutti come un uomo e un avvocato eccellente! Gli diede fino all'ultimo centesimo per comprare libri, pagare l'università, comprarsi vesti ecc. La madre lavorava nella casa dei ricchi, dove lavava, rassettava e teneva in ordine la casa. Poi la sera dopo aver finito con il suo lavoro, faceva il giro per le case e prendeva abiti da lavare per fare qualche soldo in più. Questa povera donna lavorava fino a tarda notte, per poi il mattino presto ritornare al suo lavoro. Tutto questo lo faceva per il suo amato Rodrigo. Il figlio Rodrigo, quando non ebbe più bisogno della madre gli disse: "Io ti lascio e me ne vado da te. Non ti ho mai sopportata, sei stata l'unica vergogna della mia vita. Mi sono sempre nascosto da te per come andavi vestita, e con quella faccia con un occhio finto mi sembri un mostro. Ho passato molti momenti amari da quando ero piccolo. Fece bene mio padre che ti lasciò per sempre, quello che adesso farò io, adesso lavoro e non ho bisogno più di te. Lasciò la casa e se ne andò, senza voltarsi a salutare nemmeno per un attimo la madre che per quel figlio si sarebbe fatta uccidere. Rodrigo si fece una vita tutta sua, si comprò una casa grandissima, si sposò ed ebbe due splendide figlie. La professionalità, il lavoro di avvocato lo portò ad essere un uomo ricco e famoso. La madre, che nei lunghi anni dove non vide mai il figlio, gemeva e piangeva. Riuscì a sapere dove il figlio viveva, e così andò in città dopo avere percorso quasi 5 ore di autobus. Riuscì a trovare la villa del figlio, e dentro al cuore suo aveva un gran desiderio: riabbracciare suo figlio Rodrigo, anche se erano passati molti anni, e invano lo aveva aspettato nella sua casa al paese. Suonò alla porta, e uscì una splendida ragazza. La donna gli disse: "Ciao, sono tua nonna!". La ragazza si spaventò vedendo l'aspetto della nonna corse subito dal padre e gli disse: "Papi, papi alla porta c'è una vecchia stracciona con una faccia da mostro, non ha un occhio e dice di essere mia nonna!" Il padre usci arrabbiato e gridandole: "Vattene da qui, io non voglio più saper niente di te, brutta strega, ancora mi perseguiti? Vuoi che la mia vita sia distrutta a causa tua? Hai un viso sfregiato in più parti e un occhio di vetro. Vuoi spaventare le mie bambine? Vai via da qui brutta vecchia, e non farti più vedere ne da me e neanche dalle mie figlie!" La donna si avviò per la sua strada piangendo mentre nel suo immenso cuore ancora amava tanto quel figlio che l'odiava con tutto l'odio possibile! Così si avviò nel suo paesino di campagna. Nella sua casa povera e umile, e non pensò mai più di ritornare a vedere suo figlio. Si accontentò di averlo visto per l'ultima volta prima della fine dei suoi giorni, anche se in modo molto arrabbiato. Passarono circa un tredici mesi e il figlio Rodrigo incominciava ad accusare rimorsi nella sua coscienza per il male che aveva fatto a sua madre. Così pensò di andargli a fargli una visita. Quando arrivò nel suo paese presso la casa di sua madre bussò alla porta. Una vicina che lo conosceva gli disse: "Che bello rivederti Rodrigo, come sei cresciuto. Si vede che adesso sei un uomo d'affari. "Si" disse l'uomo con un tono di vergogna. "Cerca sua madre immagino", domandò la vicina."Si", rispose lui. Allora la vicina di casa gli disse: "Vedi figliolo, lei è morta già da 10 mesi, qualche settimana dopo che ritornò dalla Capitale dove tu vivi. Lei aveva un male incurabile già da molti anni, ma non voleva che tu lo sapessi per non darti altri problemi. Lei venne da te perché voleva darti solo un bacio e un abbraccio... solo un bacio voleva darti. Era molto malata e il Signore s'è le chiamata a sé. Prima che tu vada via, tua madre mi ha raccomandato che, nel caso un giorno saresti venuta a cercala, di darti questa lettera". Rodrigo aprì la lettera e incominciò a leggerla. "Amato figlio, ti chiedo perdono di tutto il male che ti ho recato, ma non era mia intenzione recarti danno. Quando tu avevi tre anni, facesti un incidente e perdesti un occhio. Il dottore disse che avresti dovuto aspettare un bel po' prima che gli ospedali potevano procurarti un occhio. Oltretutto, poveri com'eravamo non c'è lo potevamo permettere, sarebbe costato tanto che nemmeno con una colletta di tutto il paese saremo riusciti ad arrivare a quella cifra che chiedono gli ospedali. Noi non avevamo niente, nemmeno l'assicurazione per un dottore. Eravamo molto poveri. Poi ci voleva un occhio compatibile, mi dissero in ospedale. Allora mi feci gli esami e risultò che io potevo donarti l'occhio che a te mancava. Il padrone dove io ho lavorato per oltre 40 anni era un chirurgo, e mi fece fare il trapianto gratuitamente. Così mi operarono e il mio occhio lo donai a te con grande amore, così saresti andato a scuola come un ragazzo normale, senza vergognarti. Ti saresti laureato, ti saresti sposato e avuto figli, come d'altronde è successo. Perdonami adorato figlio se ti ho causato danno! Scusami se sono venuta alla scuola quel giorno per portarti il pranzo. Tu sei stato il dono più meraviglioso che Dio mi ha donato, il tesoro più bello del mondo. Tua madre, il tuo "mostro" come tu mi chiami, che tanto ti ama." Il figlio sentì come una spada che gli attraversava il corpo, si sentì morire dentro per quello che la madre aveva fatto per lui, e di come lui la ricambiò con tanto odio. Si rannicchio sopra ad una pietra strappandosi i capelli, pianse amaramente per non aver mai detto: "Mamma ti amo, grazie!". Quanti figli ribelli ci sono oggi che non ascoltano i buoni consigli dei genitori? Ragazzi/e che non sanno apprezzare i sacrifici di una madre e di un padre. Spero questa testimonianza possa arrivare al cuore di chi sta in guerra con la madre o con il padre, e non solo, ma che ogni cristiano stia in pace con il suo prossimo.
"Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà" (Esodo 20:12).

Leandro Riva (In ricordo suo)
Traduzione dallo spagnolo all'italiano di Ferrentino Francesco La Manna.
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martedì 15 novembre 2016

Come guarire dalla depressione! La Storia di Kei


Quando cominciai ad assumere antidepressivi ero mamma a tempo pieno di tre bimbi, avevo una casa bellissima, un marito con un ottimo lavoro ed eravamo tutti e due impegnati nella nostra chiesa. Da ogni punto di vista esterno la mia vita era perfetta, ma dentro mi sentivo morire. Le responsabilità che altre donne portavano con tanta leggerezza per me erano schiaccianti e le mie giornate erano accompagnate da tristezza e disperazione. Mio marito lavorava molto ed io passavo ore a desiderare che tornasse a casa. Purtroppo, però, la mia disperazione non nasceva tanto da una reale voglia di passare del tempo con lui, quanto da un disperato bisogno di aiuto. Nei giorni in cui

giovedì 8 settembre 2016

Dalla magia nera a Cristo. La storia di Dooren Irvin, ex strega nera e satanista

All'età di 14 anni, Doreen fece un netto taglio con la sua fanciullezza, vissuta in estrema povertà, abbandonandosi alla prostituzione. Ma ancor prima, aveva ricevuto insegnamenti biblici nella scuola domenicale del suo paese. Poco dopo iniziò a lavorare con il nome di "Darèsto ling Diana", diventando ben presto una nota ballerina di stripteás. Nel tentativo di colmare il grande vuoto del suo cuore, cominciò a fare abuso di alcolici e di stupefacenti, diventando così tossicodipendente. Alcune amiche fecero conoscere a Doreen gli adoratori di Satana, ed unitasi a loro, diventò ben presto sacerdotessa.

sabato 11 giugno 2016

Perché Dio creò le pulci?

Questa è una testimonianza triste ma piena di fede preziosa, di due sorelle olandese prigioniere in campo nazista a Ravensbruk. Vennero arrestate perché nascondevano nella loro casa molti ebrei. Loro, e tutta la loro famiglia, erano cristiani molto attivi per il servizio al Signore in Olanda. La sorella più grande, Betsie, non c'e la farà a sopravvivere in campo di concentramento per le troppe fatiche e per il suo fisico debole, ma riesce a ringraziare Dio in qualsiasi occasione, anche nella più tremenda, che io e te non vorremmo mai passare nella nostra vita. Inoltre, insieme alla sorella, furono lo strumento che Dio usò per portare molte anime ai piedi della Croce. L'altra sorella, Corrie, riesce miracolosamente a fuggire dal campo nazista e diventa una testimonianza vivente in tutto il mondo. Oggi anch'essa è tra i santi in cielo con il Signore. Ma i suoi scritti, ancor oggi, raccontano le meraviglie di Dio. Abbiamo preso da un suo libro, “Il Nascondiglio", una delle tante testimonianze. Se hai voglia di leggerla fermati 10 minuti Dio ti benedica.
Ferrentino Francesco La Manna

Lo spostamento delle baracche permanenti avvenne durante la seconda settimana d'ottobre. Fummo fatte marciare, per dieci, lungo un viale di carbonella e quindi in una via più stretta fra le baracche. Parecchie volte la colonna si fermò mentre venivano letti ad alta voce i numeri: a Ravensbruk non si usano mai i nomi. Finalmente furono chiamati quello di Betsie e il mio. "Prigioniera 66729, prigioniera 66730". Uscimmo dalle file assieme a una dozzina circa di altre donne e fissammo la

martedì 31 maggio 2016

La valigia vuota

Un uomo morì. Mentre era sul su letto di morte vide che la sua anima si levò, e andò verso l'altra dimensione. Un angelo di lì a poco lo stava aspettando con una gran valigia in mano. Quando il morto si avvicinò all'angelo, gli disse:
defunto - Così presto è finita la mia vita? Avevo tanti progetti da finire.
angelo - Mi dispiace ma era venuta la tua ora.
defunto - Che porti in quella valigia?
angelo - Le tue cose.
defunto - Le mie cose? Porti le mie cose, i miei abiti, i miei soldi?
angelo - Queste cose non sono più tue, appartengono alla terra.
defunto - Porti magari i miei ricordi?
angelo - Anche quelli non sono più tuoi, appartengono al tempo.
defunto - Magari ci saranno i miei talenti!
angelo - No! Neanche quelli più sono tuoi, ti erano stati dati per le circostanze.
defunto - Ci sarà magari qualcosa dei miei amici, dei miei familiari?
angelo - Mi dispiace amici e familiari non sono per te più tali, appartenevano a quando eri umano,

lunedì 16 maggio 2016

Dalla schiavitù dei "Testimoni di Geova", alla Croce di Cristo Gesù.

Fin da piccola avevo sentito parlare di Dio, mia mamma faceva gli studi biblici con i testimoni di Geova, ed io ascoltavo insieme a lei. Più tempo passava e più mi sentivo innamorata di Geova. Passarono diversi anni e si battezzò mia madre, e così entro a far parte della grande famiglia dei "Testimoni di Geova". In principio sembravano tutto rose e fiori. Poi all'età di 16 anni feci la scelta di battezzarmi anch'io. Smise di continuare a studiare e, lavoravo assieme ad una famiglia dei TdG, andando casa per casa. La mia vita era casa e riunioni di culto nella sala del regno, come la chiamano loro. Ma in me c'era un gran vuoto che non riuscivo a colmare. Più mi dedicavo all'opera di evangelizzazione, più mi sentivo vuota e depressa. Un giorno mi rivolsi a Geova in preghiera: "Geova tu solo mi puoi capire, posso fidarmi solo di te, perché c'è tutto questo vuoto in me? Che cosa mi manca? Ho una famiglia stupenda, una chiesa con dei fratelli meravigliosi (almeno in principio fanno capire di essere così), sono giovane, piena di salute eppure non trovo pace, Geova vienimi in aiuto ti supplico". Ma non trovai risposta. "Come desidero conoscere qualcuno mite e buono come Gesù, che mi possa aiutare ad uscire da questa mia depressione e solitudine dell'anima, in questo tunnel in cui sono entrata. Spero di trovare quello che cerco." Passarono degli anni e a 19 conobbi un ragazzo non TdG,